Patuanelli: “Useremo le risorse per una crescita sostenibile e inclusiva. Per Transizione 4.0 sul piatto 25 miliardi”
Dal Recovery 191,4 miliardi per l’Italia
“Tra giugno e luglio sono stati definiti, dal punto di vista economico, i diversi canali con i quali l’Europa garantirà la possibilità agli stati membri di interventi a sostegno delle proprie economie – ha spiegato Patuanelli – e parliamo del cosiddetto Next Generation Eu, che e composto dal Recovery e resilient facility, per un totale di 672,5 miliardi di euro tra prestiti e fondo perduto, e dal React Eu, il meccanismo ponte tra le attuali politiche di coesione e i programmi 2021-2027 con una dotazione di 47,5 miliardi. Parliamo quindi di oltre 700 miliardi complessivi. Questo, ovviamente, va a completare e integrare i programmi europei standard, dallo sviluppo rurale che prevede 7,5 miliardi, agli strumenti finanziari del fondo europeo per gli investimenti strategici. Il Feis, a cui sono destinati 5,6 miliardi, il Just Transition Fund, che contribuisce all’uscita dai combustibili fossili nelle regioni europee e che ha una dotazione di circa 10 miliardi di euro, Invest Eu e Horizon europe, sono programmi che già esistono, che vengono confermati.
I sussidi sono calcolati in due tranche: “Il 70% impegnato tra il 2021 e il 2022, il 30% nel 2023 e un prefinanziamento entro il 2021 pari al 10%. Inizialmente la programmazione degli stati membri doveva avere un percorso più rapido e completarsi entro il 15 settembre e entro il 15 ottobre sarebbe stato necessario la consegna dei progetti per gli stati che volevano l’anticipo del 10%, oggi queste date sono traslate a fine anno ma resta l’impegno ad aprile 2021 per tutti i progetti anche per quei paesi che decidono di non utilizzare l’anticipo”.
Le priorità del Mise: “Crescita e centralità dell’impresa e del lavoro”
E se le priorità del Recovery, Resilience e Facility Eu sono note, cioè quelle di promuovere una crescita sostenibile attraverso una transizione verde e digitale, facilitare la coesione sociale territoriale, migliorare la resilienza e la capacità di aggiustamenti degli stati membri e attenuare l’impatto sociale ed economico della crisi, il Ministero dello Sviluppo economico ha orientato le sue politiche su tre direttrici:
- Crescita sostenibile e inclusiva perché “è evidente che abbiamo bisogno di crescere, perché serve una sostenibilità che deve essere ambientale, ma anche economica e sociale, che vuol dire mantenimento e avviamento della forza lavoro e dei posti di lavoro e inclusione, e perché la crescita deve riguardare sia la grande azienda che le Pmi, che le partite iva, gli artigiani, i commercianti, tutte le filiere e i settori produttivi del paese”.
- Centralità dell’impresa, “che crea ricchezza, la distribuisce, da lavoro, consente alle famiglie di crearsi un futuro”.
- Centralità del lavoro e della formazione, “perché in un momento di grandi transizioni è chiaro che molte persone che oggi hanno un certa occupazione domani ne avranno un’altra, e noi dobbiamo accompagnare questo processo con un grande intensità rispetto alla formazione delle nuove professionalità e delle nuove competenze che saranno necessari per affrontare i nuovi processi produttivi”.
“Abbiamo quindi definito alcuni pilastri della politica industriale – continua Patuanelli – che sono la trasformazione digitale e l’innovazione del sistema produttivo, il rafforzamento della competitività di filiera, la riqualificazione green del sistema produttivo, il finanziamento e il supporto a startup e Pmi, il rilancio di aree in ritardo di sviluppo, un salto che abbiamo definito quantico negli investimenti in capitale umano e nella formazione professionale”.
E, spiega il Ministro, “abbiamo voluto fissare dei target: il primo obiettivo è che il rapporto tra investimenti e Pil deve essere al 25% della media del periodo, gli investimenti complessivi in ricerca e sviluppo al 3% sul Pil, un aumento di 10 punti del tasso di occupazione e in crescita dall’1,5 al 2,5 annuo. Questi sono target misurabili che decliniamo nelle progettualità che sono in corso”.
Transizione 4.0 si rafforza: “Servono circa 25 miliardi”
Tra i tanti temi affrontati il ministro si è soffermato, con un focus, sul tema della transizione 4.0.
“È necessario passare dal 12% al 20% di credito di imposta per la ricerca e sviluppo – ha spiegato – alzare i massimali, cercare strumenti per ampliare ancora di più la platea delle imprese beneficiarie, anche con una forte campagna attraverso le associazioni di categoria, perché le imprese utilizzino questi strumenti, visto che le percentuali di utilizzo sono ancora troppo basse”.
Per Patuanelli il rafforzamento del pacchetto per lo smart manufacturing è fondamentale e per sostenerlo serve una cifra “vicina ai 25 miliardi“. Ma, spiega il Ministro, oltre al Recovery Fund si possono utilizzare per questa e per altre misure anche i fondi per le politiche di coesione e quelle della legge di Bilancio. “Per sostenere tutta la parte del 4.0 pensiamo a un range vicino i 25 miliardi ma è chiaro che oggi, fino a quando non ci sarà il quadro complessivo dei diversi ministeri, parlare di cifre è difficile”.
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