Transizione 4.0, ulteriore rivoluzione in arrivo a fine gennaio? Ecco perché il Governo rischia un clamoroso autogol
La nuova versione del piano Transizione 4.0, appena entrata in vigore con la legge 178 del 30/12/2020, potrebbe avere vita breve. Questo almeno è quanto emerge dalla lettura dell’edizione del 6 gennaio de Il Sole 24 Ore, che si apre con un articolo intitolato “Cambia il piano 4.0: più digitale meno aiuti sui beni tradizionali”.
Secondo il quotidiano di Confindustria, l’intervento di modifica si renderebbe necessario per l’intervento della Commissione Europea, la quale avrebbe mosso rilievi sul fatto che l’intero pacchetto del valore di 23,8 miliardi di euro è stato finanziato con l’anticipo delle risorse del Recovery Plan.
Le modifiche allo studio: più spinta al digitale, meno risorse per l’ex super
La prima, in risposta alle presunte richieste della Commissione di finanziare con i fondi del Recovery solo gli interventi a favore della digitalizzazione, sarebbe la modifica delle coperture: il pacchetto Transizione 4.0 sarebbe quindi finanziato con le risorse del Recovery Plan solo per la parte “full-digital”.
Questo spiegherebbe perché nelle ultime versioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza la cifra stanziata per Transizione 4.0 è stata ridotta a 21,7 miliardi. La parte relativa all’ex superammortamento – ora credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali non 4.0 – finirebbe infatti a carico del bilancio dello Stato.
Secondo il Sole, questo incentivo sarà così limitato al solo 2021 (e non anche al 2022 come quelle per i beni 4.0) con aliquota fissata sempre al 10% e possibilità di fruirne in un unico anno per tutti. Resterebbe inoltre la maggiorazione al 15% per i dispositivi per lo smart working.
Aumenterebbero invece le risorse disponibili per la parte più “4.0”. In particolare la prima aliquota del credito d’imposta per l’acquisto di beni materiali 4.0 dovrebbe essere al 50% per tutto il biennio di validità del piano (ora invece lo è solo per il primo, rientrando al 40% per il secondo anno).
Per i software ricompresi nell’allegato B l’aliquota passerebbe dall’attuale 20% al 25%, sempre per entrambi gli anni con fruizione in tre quote di pari importo. Per gli altri software l’aliquota salirebbe dal 10% al 15%.
Sempre secondo le indiscrezioni riportate dal Sole aumenterebbe anche il credito di imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo (dal 20% al 25%) e per l’innovazione tecnologica finalizzata alla digitalizzazione 4.0 o alla transizione ecologica (dal 15% al 20%).
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