Imprese e digitalizzazione: le tecnologie avanzate sono ancora poco diffuse, soprattutto tra le PMI
Nel 2020 aumenta l’uso del Web da parte delle imprese, anche per far fronte alle restrizioni imposte dalla pandemia, ma soltanto le grandi aziende interagiscono con le tecnologie più avanzate: è quanto emerge dall’Indagine Istat su imprese e ICT nel 2020, che analizza i comportamenti delle aziende nell’adozione delle tecnologie digitali.
L’indagine si basa sui punteggi rilevati dal Digital Intensity Index, l’indicatore composito di digitalizzazione utilizzato per identificare le aree nelle quali le imprese italiane incontrano maggiori difficoltà, attraverso l’analisi di 12 caratteristiche specifiche:
- internet per almeno il 50% dei dipendenti
- utilizzo di almeno 3 misure di sicurezza ICT
- velocità di download della connessione almeno pari a 30 Mbit/s
- dispositivi Internet mobili per almeno 20% di addetti
- addetti informati sugli obblighi relativi alla sicurezza ICT
- ricezione di ordini di vendita online da clienti di altri Paesi europei
- utilizzo di almeno 1 social media
- utilizzo di software ERP
- utilizzo di software CRM
- utilizzo di social media per almeno 2 finalità
- valore delle vendite online almeno pari all’1% dei ricavi totali (sul fatturato totale)
- vendite via web maggiori dell’1% dei ricavi e vendite via web verso consumatori privati (B2C), superiori al 10% del totale delle vendite via web
Resta bassa l’adozione delle tecnologie dell’ICT nelle imprese
L’82% delle imprese con almeno 10 addetti si colloca a un livello “basso” o “molto basso” d’adozione dell’ICT, non essendo coinvolte in più di 6 attività tra quelle considerate dal Digital intensity Index, mentre il restante 18% svolge almeno 7 delle 12 funzioni, posizionandosi su livelli “alti” o “molto alti” di digitalizzazione.
Il divario maggiore si registra nella presenza di specialisti in ICT tra gli addetti dell’impresa e nell’utilizzo di robotica e di servizi cloud di livello medio alto. Inoltre, per alcuni degli indicatori (come robot e stampa 3D) si riscontra una presenza significativa solo per livelli più alti dell’Index, mentre altri vengono utilizzati anche in corrispondenza di un numero più limitato di attività adottate (ad esempio la fatturazione elettronica).
Sebbene le imprese di maggiore dimensione siano anche le più attive nell’assumere o provare ad assumere specialisti ICT, anche per loro si registra una contrazione di quelle che, nel 2019, hanno reperito o cercato di reperire personale specializzato (dal 38,4% del 2018 al 36,3%) e si attesta al 17,3% la percentuale di imprese con almeno 250 addetti che dichiarano di aver avuto difficoltà a coprire posti vacanti per addetti con competenze informatiche (ovvero il 47,8% di quelle che hanno provato ad assumerli o li hanno assunti).
Inoltre, il 63,0% delle imprese dichiara di aver utilizzato nel 2019 personale esterno per la gestione di attività legate all’ICT, quali manutenzione di infrastrutture, supporto e sviluppo di software e di applicazioni web, gestione della sicurezza e della protezione dei dati. Una tendenza che è più diffusa nelle grandi aziende rispetto alle PMI (79% contro il 61,7%).
Dato negativo anche per la formazione relativa all’ICT nelle aziende: nel 2019, infatti, la percentuale delle imprese con almeno 10 addetti che ha organizzato corsi di formazione per sviluppare o aggiornare le competenze ICT dei propri dipendenti scende al 15,5% dal 19,4% nel 2018, mentre il dato è del 59,6% tra le grandi imprese.
Solo 8 imprese su 100 utilizzano strumenti di Intelligenza Artificiale
L’indagine per il 2020 ha preso in considerazione anche l’adozione di strumenti di Intelligenza Artificiale da parte delle imprese, come l’utilizzo di chatbot nei rapporti via Internet con la clientela, di robot di servizio autonomi e capaci di interagire con le persone e dei metodi di analisi di big data quali l’apprendimento automatico, il riconoscimento vocale, l’elaborazione del linguaggio naturale.
Ancora poco diffuso anche l’utilizzo dei big data, la cui analisi ha riguardato circa un quarto delle imprese (e solo il 6,2% delle PMI). Nel dettaglio, l’8,6% delle imprese con almeno 10 addetti dichiara di aver analizzato nell’anno precedente grandi quantità di informazioni ottenute da fonti di dati proprie o da altre fonti, attraverso l’uso di tecniche, tecnologie o strumenti software. I big data vengono analizzati dalle imprese soprattutto internamente (7,4%) mentre il 2,8% esternalizza i servizi di analisi.
Più utilizzati dalle imprese, invece, sono gli oggetti connessi (IoT): il 23,1% delle imprese con almeno 10 addetti li ha utilizzati nel 2020. Tra queste, l’uso più frequente riguarda dispositivi, sensori intelligenti, tag RFDI o telecamere controllate da Internet per migliorare il servizio clienti (35,7%) e per ottimizzare il consumo di energia nei locali (32,5%).
Le imprese che hanno adottato la stampa 3D nei processi produttivi sono il 4,7% (4,4% nel 2018). Il suo utilizzo è funzionale soprattutto alle imprese di maggiore dimensione (14,7%, contro il 3,9% delle imprese più piccole) e a quelle manifatturiere, soprattutto per le imprese della fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (40%), della fabbricazione di mezzi di trasporto ( 27,6%) e della fabbricazione di apparecchiature elettriche per uso domestico (15,4%).
Boom delle piattaforme digitali per la vendita nella ristorazione
In forte aumento l’utilizzo delle piattaforme digitali per la vendita di beni nel settore della ristorazione: nel 2018 le aziende che ricorrevano a questi servizi erano il 62,9%, un dato che è salito al 99, 4% nel 2019. Per le altre aziende, l’utilizzo si attesta complessivamente al 76,8% per app e siti d’impresa e al 64,3% per l’utilizzo di emarketplace o app di intermediari utilizzati da molteplici imprese. Tra le imprese che vendono online tramite siti web o app di un intermediario, il 37,0% ha dichiarato di avvalersi di un solo emarketplace mentre il 63,0% utilizza due o più canali.
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